Il maestro
Giacomo Puccini nasce a Lucca, patria di ricche tradizioni musicali, il 22 dicembre 1858. La sua famiglia ha una lunga e prestigiosa storia legata alla musica nella provincia Toscana.
Purtroppo, a soli sei anni, vede morire suo padre Michele, organista e maestro di coro del Duomo di San Martino. Durante la sua prima giovinezza, viene istruito dallo zio Fortunato Magi nel suonare l’organo e nel canto come contralto. Ciononostante, Fortunato dichiara presto a sua sorella Albina, madre del Maestro, che suo figlio non possiede alcuna inclinazione per la musica.
A Milano, nel 1880, frequenta il conservatorio grazie al sussidio della Regina Margherita e dello zio Nicolao Cerù. Qui, sotto la guida dei maestri Bazzini e Ponchielli, ha la possibilità di vivere le sue prime esperienze artistiche.
Ponchielli, colpito dal talento del giovane compositore, lo assiste e lo incoraggia a iniziare la sua brillante carriera musicale. Il giovane Giacomo condivide la sua abitazione con Pietro Mascagni, passando molto tempo nei teatri ed entrando in contatto con gli ambienti della scapigliatura. Quando Fontana conosce Puccini è ancora un giovane librettista, dal loro incontro nasce l’opera di debutto operistico del compositore, “Le Villi”, rappresentata per la prima volta nel 1884 al Teatro dal Verme di Milano. Grazie al grande successo ottenuto, l’editore Ricordi si interessa a Puccini e gli commissiona un’altra opera. Dopo cinque anni di lavoro, nel 1889, Puccini completa “Edgar”, che viene rappresentata alla Scala.
Nel 1884, dopo la morte della madre, comincia a frequentare Elvira Bonturi, la moglie di un ricco uomo di Lucca, con cui si sposa nel 1904.
Il successo ottenuto dalla rappresentazione di “Manon Lescaut”, la terza opera di Puccini, al Teatro Regio di Torino nel 1893, consolida ulteriormente la sua carriera come compositore d’opera.
Dal 1891, Puccini si ritira con la moglie e il figlio Tonio a Torre del Lago, dove continua a lavorare alla sua musica. Qui, nel corso del suo soggiorno, dopo il successo di “La Bohème” rappresentata per la prima volta a Torino nel 1896, compone “Tosca”, una delle sue opere più drammatiche, che viene messa in scena per la prima volta a Roma nel 1900.
Dopo il periodo di successo, gli anni seguenti si rivelano difficili nella vita del Maestro.
Nel 1903, infatti, Puccini rimane coinvolto in un grave incidente automobilistico, viene trovato sotto l’auto ribaltata con una gamba fratturata e semi-soffocato dai gas di scarico. Costretto a letto per un lungo periodo, Puccini vede rallentata la stesura della sua nuova opera “Madama Butterfly”, rappresentata l’anno successivo, nel 1904, alla Scala di Milano. Tuttavia, la prima rappresentazione di quest’opera è un completo fallimento e viene ritirata immediatamente dalle scene. Dopo alcuni tagli e modifiche, l’opera trionfa pochi mesi dopo al Teatro Grande di Brescia. La vera crisi familiare si verifica nel 1909, quando Doria Manfredi, una giovane collaboratrice domestica, si toglie la vita a causa della gelosia eccessiva di Elvira, causando un grande turbamento nella famiglia Puccini.
La fama del Maestro continua a crescere in modo esponenziale, giungendo anche oltreoceano: nel 1907, “Madama Butterfly” viene rappresentata negli Stati Uniti. Durante questa parentesi americana, il compositore trae ispirazione per un’opera ambientata nel West americano. Nel 1910, “La Fanciulla del West” debutta a New York, consolidando la sua fama internazionale. Successivamente, però, Puccini affronta un periodo di crisi artistica durante il quale fatica a trovare soggetti adeguati per le sue opere, sentendosi sempre più sotto pressione a causa della competizione con lo scenario musicale europeo. Dopo diversi progetti falliti, una casa editrice viennese gli commissiona “La Rondine” (1917), originariamente pensata come operetta, in seguito trasformata in commedia lirica, eseguita per la prima volta al Grand Théâtre de Monte Carlo. Con quest’ultima opera e il “Trittico” (1918, composto da Il Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi), Puccini raggiunge il culmine della sua maturità artistica.
L’ultimo progetto di Puccini, “Turandot”, è tormentato e monumentale. Purtroppo, la morte lo coglie prima di vederlo terminato.
L’opera è quasi completa quando la salute del Maestro inizia a peggiorare. Inizialmente, il suo dolore alla gola viene attribuito a una forma di reumatismo o all’effetto del famoso “osso d’oca”, rimasto incastrato nella gola durante un pasto, rischiando di soffocarlo.
Il dolore tormenta Puccini per mesi e la diagnosi è delle più tragiche. La sua unica speranza di salvezza diventa la clinica del professor Ledoux a Bruxelles, che possiede un “radio miracoloso”. Dopo l’operazione, i medici assicurarono che il compositore è in salvo, ora il compito è affidato al radio, il “miracoloso salvatore”. Ma il 28 novembre alle 18:00, mentre il compositore è seduto sulla poltrona, ha una grave crisi cardiaca e perde conoscenza.
Durante la notte, le sue condizioni si aggravano: Giacomo Puccini muore la mattina del 29 novembre 1924.