Gianni Schicchi

Rappresentata per la prima volta il 14 dicembre 1918 al Metropolitan Opera House di New York
Opera in un atto unico
Libretto di Giovacchino Forzano

Locandina di Gianni Schicchi presenta con palette di colori rosso e giallo. L'uomo viene ritratto con un atteggiamento beffardo e indossa gli abiti tipici fiorentini dell'epoca. Nella sua mano tiene il testamento di Buoso Donati.

La trama

La maturità artistica di Giacomo Puccini raggiunge il suo apice con il “Trittico”, di cui fa parte “Gianni Schicchi”. La combinazione della maestria nell’orchestrazione e della vasta gamma di armonie rende la vicenda, dominata dalla comicità e dalla burla, vivace e coinvolgente. Il compositore si ispira a un personaggio storico Gianni Schicchi de’ Cavalcanti, vissuto a Firenze nel 1200 e che è presente anche nel XXX canto dell’Inferno della Divina Commedia, nella bolgia dei falsari. Puccini riproduce perfettamente l’atmosfera della città toscana, con riferimenti storici, topografici e linguistici, comprendendo l’uso di autentiche espressioni toscane.

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“O mio babbino caro”

Partitura di Gianni Schicchi

Atto unico

Firenze, 1299. Buoso Donati è trapassato e i suoi parenti sono raccolti in preghiera accanto al suo feretro. Ma quando scoprono che tutto il suo patrimonio è destinato ai frati, Rinuccio e la sua fidanzata Lauretta si rivolgono a Gianni Schicchi, il padre di lei, per eludere le disposizioni testamentarie. Quando Gianni arriva nella casa dei Donati, è mal visto a causa delle sue origini plebee, ma accetta di rimanere su richiesta di Lauretta.

Poiché il notaio non è ancora a conoscenza della morte di Buoso, Gianni si nasconde sotto il letto del defunto, camuffando la sua voce e recitando per lui le sue ultime volontà. Dettando il testamento, il finto Buoso dichiara di lasciare i beni più preziosi del patrimonio a “Gianni Schicchi”, suo carissimo amico, scacciando così i parenti Donati dalla casa ora di sua proprietà. Lauretta ora non è più di famiglia plebea e Gianni osserva i due amanti felici, cercando di giustificare la sua furbizia come un gesto fatto per il bene della giovane coppia.

Le opere